Costi variabili dello studio dentistico: valore strategico

costi variabili di uno studio dentistico

In questo articolo, tratteremo un argomento molto importante, direi fondamentale, nella gestione dello studio dentistico. Ci riferiamo nello specifico a tutte le questioni relative alla gestione dei costi variabili e il loro grande valore strategico.

I costi variabili, sono tutti quei costi, che appunto, variano, all’interno dell’attività dello studio, a seconda dei volumi di lavoro, e a differenza di quelli fissi, che rimangono costanti, essi sono direttamente proporzionali alla quantità di prestazioni effettuate: più lavoro più costi, meno lavoro meno costi.

Ma facciano qualche esempio per capirci meglio.

Alcuni esempi di costi variabili

Uno degli esempi più comuni di costi variabili, sono i prodotti usa e getta (guanti, mascherine, ecc., ecc.), che vengono utilizzati solo nel momento in cui viene eseguita una prestazione. Un altro esempio, sebbene più costoso dei prodotti usa e getta, è rappresentato dagli impianti dentali, prodotti che vengono acquistati in proporzione al numero di pazienti da trattare. 

Il costo di tutti questi prodotti, è di fatto variabile in quanto legato solamente al flusso di lavoro dello studio.

Come si classificano i costi variabili

I costi variabili, si possono classificare in diversi modi, ma principalmente, almeno in linea teorica,si possono individuare tre categorie:

  • costi variabili dei materiali di utilizzo, riferiti a materiali monouso come quelli sopra citati;
  • costi variabili dei compensi per retribuzioni straordinarie; riferiti agli extra sugli stipendi dovuti a ore di lavoro appunto straordinario;
  • costi variabili delle utenze legati al consumo ( acqua, luce, gas, ecc ecc), riferiti ovviamente al consumo variabile di queste, le utenze, a seconda dei volumi di attività.

I costi variabili ed il margine di contribuzione

Conoscere e gestire, l’esatto ammontare dei costi variabili di ogni singola prestazione, ci permette inoltre di calcolare con estrema precisione, il margine di contribuzione relativo, che sarà negativo, positivo o nullo in base alla tariffa richiesta per eseguire la prestazione in confronto dei costi variabili per effettuarla.

In poche parole possiamo dire che, in linea generale, quando un margine di contribuzione è positivo, rende sempre profittevole una prestazione. 

Ed ecco qui il grande valore strategico di conoscere i costi variabili, che in modo chiaro ed efficace, ci permette di conoscere il limite minimo al quale porre il costo di una tariffa, conoscere gli sconti massimi che possiamo applicare ad essa, conoscere in anticipo ad esempio, a quali convenzioni aderire e a quali no.

Il costo dell’operatore

In conclusione è doveroso nonché necessario, analizzare uno dei principali errori commessi nella gestione dei costi variabili: il costo dell’operatore. Purtroppo sono molti i dentisti che non considerano il costo dell’operatore, in questo caso il proprio compenso, tra i costi variabili, e questo accade principalmente per due motivi.

Il primo è che il dentista, in questo caso l’operatore che esegue la prestazione, fatica a osservare in terza persona la situazione quando si tratta del proprio compenso, il secondo è strettamente legato al primo, mi spiego meglio.

Il dentista titolare dello studio, ha il dovere di tutelare gli interessi dello studio prima dei propri, quindi dovrebbe mettere sullo stesso livello dei propri collaboratori, qualora ne avesse, il proprio compenso.  In altre parole il titolare di studio, per avere un corretto controllo di gestione, dovrebbe calcolare la percentuale sulle prestazioni da lui stesso eseguite e su quella base liquidare il proprio compenso. Meglio ancora se lo fa a cadenza mensile esattamente come farebbe per un collaboratore esterno.

In oltre qui l’errore non è solo procedurale, ma anche oserei dire concettuale. 

Il dentista oltre che tale, è anche un imprenditore, che avviando un’attività, accetta di correre rischi e ha sulle proprie spalle tutta la responsabilità che ne deriva e appunto per questo, pretendere di stabilire una quota fissa al proprio compenso, è ingiusto e poco gratificante. 

Il costo variabile dell’operatore, deve essere applicato anche alle prestazioni che esso stesso esegue.

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